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Poetica e Pratica dell’Errore Tecnologico

di Gaia Altucci

Mozzarella Light è il duo artistico composto da Giulia Ciappi (Poggibonsi, 1997) e Marco Frassinelli (Roma, 1992). Si formano nelle Accademie di Belle Arti di Firenze e di Roma, dove conseguono il diploma di Scultura, e presso la Universidad del País Vasco di Bilbao in Spagna, facendo workshop e residenze negli USA, in Grecia ed in Israele. Il nome scelto per designare il sodalizio artistico punta sullo spaesamento e su un’apparente anti-artisticità.

La loro ricerca si basa sulla curiosità nella sperimentazione dei materiali, la duttilità degli interventi e una profonda e circostanziata riflessione sullo spazio e sulle sue possibilità di trasformazione. La luce è l’elemento essenziale del loro linguaggio espressivo. Tra le esposizioni più recenti si menzionano: Onironautico, Contemporary Cluster, Roma (2024); Puramente immaginabile, Supernova, Roma (2023); Cassandra, Spazio Volta, Bergamo (2023); SUB, progetto squatting, Ciao, Roma (2023); Margine dentato, Spazio Artiglieria, Firenze (2022); Domovoi, Casa Vuota, Roma (2022).

Mare di Lacrime, Mozzarella Light, 2024, pvc, acqua, luce, ferro. Ph. Eleonora Cerri Pecorella
Da mezzo poetico, disfunzionale, empatico, a mimetismo con la realtà: nella vostra evoluzione anche la relazione con la tecnologia ha subito una metamorfosi. Potreste raccontarci la strada che avete percorso evidenziandoci le tappe salienti e di svolta?

La tecnologia è un elemento costante che permea il nostro processo creativo: un rimedio intimo alla continua esposizione tecnologica a cui siamo sottoposti oggi. Nel nostro quotidiano, questa si manifesta anche come possibilità di osservare la realtà attraverso apparati tecnologici che si trasformano in mezzi poetici. Tale interazione diventa matrice di un processo in evoluzione, spesso in opposizione con il precedente. Emblematico nel nostro lavoro, il tentativo di rendere disfunzionali sculture cinetiche, trasformandole in presenze tecnologiche e sonore che hanno bisogno dell’essere umano e non viceversa, come in Margine Dentato (2022) per BOCCADAFUOCO curata da Nicola Rossini.
Successivamente, il paradigma si rovescia con opere mimetiche, manifestandosi solo attraverso luce e riflessi, rivelando una tecnologia nascosta che restituisce proiezioni immateriali. In entrambi i casi, ci troviamo di fronte a linguaggi che descrivono comportamenti quotidiani, oscillando tra il controllo presunto sulla tecnologia e l’incapacità di comprendere pienamente la relazione di causa-effetto tra azione della macchina e immagine che ne risulta. Questa presenza/assenza, visibile/non visibile, è metafora della nostra esperienza tecnologica attuale.

L'errore incarna il desiderio di confrontarsi con l'ignoto, di abbracciare l'incertezza intrinseca in ogni meccanismo tecnologico

Squatting è un format che consiste nell’occupazione gentile di luoghi della vita quotidiana a mezzo di opere d’arte e installazioni site specific, ideato da Mattia Maisto, di Panopticon Publishing. All’interno di questo contenitore avete presentato un progetto nell’alimentari CIAO. Cosa significa e cosa comporta occupare gentilmente uno spazio? In che modo questa esperienza si posiziona all’interno della vostra produzione?

“Gentilezza” deriva dal latino Gentilis, ovvero l’appartenenza a una gens. 
Gentilezza, per noi, va inteso come atto di rispetto, un dialogo senza prevaricare; modus operandi che è fondamentale per la nostra ricerca. Occupare gentilmente lo spazio significa nutrire un profondo rispetto per il luogo e la sua storia; consideriamo essenziale creare un dialogo tra opere e spazio.

All’interno del progetto Squatting, l’installazione artistica si configura come un agente trasformativo/transitorio, capace di interagire con l’ambiente, senza mai alterarne l’essenza o la funzione originaria. L’installazione SUB, realizzata per e con Panopticon Publishing presso CIAO, si impossessa pienamente di questo approccio: si integra con la quotidianità del luogo, valorizzando la sua dimensione esperienziale e creando un’interazione fluida tra progetto e spazio vissuto.

Piccolo sogni, Mozzarella Light, 2023, arduino, servomotori, acqua, plexiglass, lattice, luce.
Pur non avendo una formazione nel campo tecnologico, avete scelto di non servirvi di tecnici nella creazione delle vostre opere. Qual è la vostra relazione con l’errore? A quali scoperte vi ha portato?

L’Errore, nel nostro processo creativo, viene considerato come un catalizzatore di possibilità, trasformandosi da limite a risorsa. L’errore incarna il desiderio di confrontarsi con l’ignoto, di abbracciare l’incertezza intrinseca in ogni meccanismo tecnologico.
La tecnologia, per noi, è un mezzo poetico che consente di tradurre immagini mentali in realtà tangibile. Poiché è intrinsecamente “meccanica”, è inevitabile che nel processo di studio e realizzazione si presentino degli errori che ci permettono di sviluppare una sensibilità verso la materia tecnologica, trattandola non come un’entità controllabile ma come una interlocutrice e collaboratrice attiva. È per questo motivo che scegliamo deliberatamente di non affidarci esclusivamente a tecnici. 

Sarete ospiti di una residenza all’interno di “City of Light residency” in Jyväskylä, Finlandia, in cui porterete un’installazione “Tecnologica Analogica”. Da dove arriva questa definizione? Potete darci qualche anticipazione?

Siamo molto felici di partecipare alla residenza “City of Light residency” in Jyväskylä, Finlandia.  Ciò che ci attrae delle residenze, in questo caso di “City of Light”, è la scoperta del territorio, dei materiali, e soprattutto la luce naturale della regione in cui siamo ospitati. Questa esperienza rappresenta l’opportunità per addentrarci nella sperimentazione della “Tecnologia Analogica”, che, per noi, si manifesta come una necessità spontanea che fa parte del nostro operato; una congiunzione di dualità apparentemente opposte, che coesistono in una simbiosi. Grazie al supporto di tecnici specializzati che avremo durante il periodo di residenza, ci sarà modo di approfondire conoscenza e consapevolezza materica, mantenendo l’errore come elemento costitutivo.