Non lasciatevi incantare dai discorsi green dei grandi magnati del tech. Elon Musk, ad esempio, proclama a gran voce il suo impegno per l’ambiente e sostiene che le sue aziende puntino a “salvare la civiltà”. Ma basta scavare appena sotto la superficie per notare le contraddizioni.
Mentre Tesla produce auto elettriche, le sue gigafactory consumano immense quantità di energia, che in molti casi non provengono da fonti rinnovabili. Musk ha persino definito il cambiamento climatico una “minaccia esistenziale”, ma nella pratica le sue priorità sono altre. La sua alleanza con Trump ne è la prova.
Prendiamo il suo progetto più ambizioso: la colonizzazione di Marte. SpaceX brucia miliardi di dollari in lanci spaziali, non esattamente un’attività ecologica, per inseguire un’utopia. Musk giustifica questa corsa come un piano di fuga per l’umanità, ma viene da chiedersi: perché non utilizzare quelle risorse per affrontare la crisi climatica che è qui e ora?
Non è solo Musk a predicare bene e razzolare male. Jeff Bezos, con il suo fondo da 10 miliardi di dollari per il clima, si presenta come un paladino dell’ambiente. Tuttavia, lo sviluppo dei suoi data center per Amazon Web Services, motore del colosso dell’e-commerce, consuma quantità impressionanti di energia. Anche l’avanzamento dell’intelligenza artificiale, un settore in cui Amazon, Google e Microsoft investono senza sosta, è una vera e propria bomba energetica: addestrare un grande modello di IA, come quelli utilizzati per Alexa o ChatGPT, può emettere più CO2 di una macchina che percorre oltre 700 mila chilometri.
In questo discorso entra in gioco anche un altro aspetto: il transumanesimo. Movimento nato negli anni ’50, sostiene che tutti gli sforzi e gli investimenti delle élite debbano essere destinati all’innovazione tecnologica, che sarà in grado di risolvere molti dei problemi del presente. I più critici ritengono però si tratti solo di un modo per deresponsabilizzare gli esseri umani rispetto ai problemi ambientali.
In questo scenario, i proclami per la lotta alla crisi climatica rimangono vuote promesse. Mentre la Terra continua a soffrire, i miliardari inseguono sogni interplanetari e tecnologie de-responsabilizzanti. È arrivato il momento per loro di fare una scelta: agire subito per contrastare i cambiamenti climatici o aspettare il collasso della civiltà sorseggiando un Margarita su uno yacht da 127 metri.
Alessandro Mancini
Laureato in Editoria e Scrittura all’Università La Sapienza di Roma, è giornalista freelance, content creator e social media manager. Tra il 2018 e il 2020 è stato direttore editoriale della rivista online che ha fondato nel 2016, Artwave.it, specializzata in arte e cultura contemporanea. Scrive e parla soprattutto di arte contemporanea, lavoro, disuguaglianze e diritti sociali.