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B(IA)S

L’occasione mancata

di Alessandro Mancini

Le nuove tecnologie stanno cambiando per sempre il nostro mondo. La domanda è: in meglio o in peggio?
Quali sono i rischi, le ombre, i pericoli? 

Il 17 marzo scorso il quotidiano Il Foglio ha presentato un esperimento editoriale, intitolato Il Foglio AI : una sorta di duplicato del giornale, realizzato con l’ausilio dell’intelligenza artificiale, che verrà pubblicata, in formato cartaceo e digitale, per un mese.

In pratica, i giornalisti inviano delle domande o dei prompt all’IA e questa risponde con articoli che vengono poi pubblicati sul giornale ‘gemello’. Il direttore Claudio Cerasa ha spiegato che si tratta di “una provocazione e una sfida”, per capire se e come l’AI possa arricchire il lavoro giornalistico, senza sostituire l’uomo, mentre Giuliano Ferrara, fondatore del Foglio, ha definito l’iniziativa “un gioco intelligente e utile”.

L’esperimento è stato presentato con toni trionfali dal giornale e ripreso dai siti d’informazione di tutto il mondo, ma non mancano i dubbi e gli aspetti critici.
 Il quotidiano ha spiegato che l’IA sarebbe utilizzata per tutto il processo editoriale, dalla scrittura del pezzo ai titoli, dai sommari ai virgolettati. Allo stesso tempo, però, Il Foglio, non ha fornito informazioni sui modelli di IA utilizzati né ha spiegato quali fossero i prompt dati in pasto alle macchina e se e quali sarebbero state le modifiche e le integrazioni umane.

 

Senza questi dati è difficile valutare l’impatto e il peso dell’IA sull’ideazione e la strutturazione dell’esperimento del Foglio. Si possono però dare dei giudizi sul risultato finale: gli articoli, nel loro insieme, sono godibili e ricalcano lo stile del quotidiano diretto da Cerasa, dimostrando quindi che l’IA, se ben addestrata e con gli input giusti, è in grado di riprodurre, in modo piuttosto fedele, lo stile di un giornale.

 

Quella del Foglio AI resta però un’occasione mancata. Che l’IA sia in grado di scrivere testi giornalistici di buona qualità è cosa già nota. Con l’esperimento del “primo quotidiano al mondo realizzato interamente con intelligenza artificiale”, ora sappiamo anche che un’IA può scrivere pezzi d’opinione sulla falsariga di quelli originale e replicare i bias di partenza di una testata.

 

Anziché creare una replica ‘artificiale’ del giornale, sarebbe stato allora molto più utile e interessante per i lettori e le lettrici capire i meccanismi e le scelte che sono dietro all’utilizzo dell’IA nell’elaborazione di un pezzo, la sua funzione di contrasto alle fake news o di data mining per le inchieste.

 

La domanda da porci è la seguente: questo esperimento rappresenta un valore aggiunto per il Foglio o è un modo superficiale e inutile di utilizzare l’IA nel lavoro giornalistico?

 

L’intelligenza artificiale è uno strumento potente e utilissimo, che è già stato integrato da tempo in molte redazioni autorevoli e internazionali, e che non si può e non si dovrebbe ridurre a un esercizio di stile o a un mero assistente alla scrittura.

Alessandro Mancini

Laureato in Editoria e Scrittura all’Università La Sapienza di Roma, è giornalista freelance, content creator e social media manager. Tra il 2018 e il 2020 è stato direttore editoriale della rivista online che ha fondato nel 2016, Artwave.it, specializzata in arte e cultura contemporanea. Scrive e parla soprattutto di arte contemporanea, lavoro, disuguaglianze e diritti sociali.

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