NET ECOLOGY
Lo sguardo come forma di resistenza. Il corpo transumano tra controllo e liberazione
di Laura Cocciolillo
Nella relazione tra chi osserva e viene osservato, lo sguardo diventa un mezzo di potere, capace di plasmare e dominare. Michel Foucault ci insegna che la sorveglianza agisce in modo sottile ma onnipresente, trasformando i corpi in oggetti docili, disciplinati e facilmente controllabili. Tuttavia, quando lo sguardo viene ricambiato, esso si trasforma in un atto di resistenza, un’affermazione di sé e della propria identità. È in questa tensione che si colloca Nexaris Suite, la mostra di Agnes Questionmark, curata da Angel Moya Garcia, alla Tenuta dello Scompiglio di Lucca: un’esplorazione del potere dello sguardo e della capacità dell’individuo di sovvertire dinamiche di controllo e oppressione.
Agnes Questionmark si riappropria della narrativa fantascientifica per esplorare criticamente una società che tenta di esercitare controllo sul corpo – un corpo “trans”, ovvero che transita da un genere all’altro (transgender), da una specie all’altra (trans-specie), o dall’umano al non-umano (transumano). L’artista costruisce così un universo visivo in cui il corpo non è più concepito come un’entità autonoma, bensì come un nodo all’interno di una rete complessa di significati, formata e co-costituita da ogni entità che interagisce con la realtà.
L’opera che dà il titolo alla retrospettiva, Nexaris Suite, rappresenta un’intensa esperienza visiva e concettuale che esplora temi di potere, sorveglianza, e identità attraverso una metafora corporea inquietante e suggestiva. La scena richiama l’esperienza personale vissuta dall’artista stessa come spettatrice di un’operazione chirurgica: al centro dell’installazione troviamo un’enorme entità non-umana, una figura che sembra un essere metà organico e metà tecnologico, il cui corpo inferiore è interamente composto da una massa di tentacoli intricati. Il paziente, immobilizzato e inerme sotto il controllo del medico, è sottoposto a un intervento chirurgico mirato agli occhi. L’unica parte umana riconoscibile di questa figura è il volto, un elemento cruciale che stabilisce un punto di connessione con l’essere umano e rappresenta il fulcro simbolico dell’intera opera. È lo sguardo ad essere la chiave di volta dell’opera, in uno scontro tra dominante e dominato. E siccome è sempre la materia organica ad essere protagonista, lo sguardo di sublima nell’occhio, simbolo del controllo e denuncia del dominio scientifico sui corpi.
Gli occhi, concepiti come una soglia-specchio, delle finestre simboliche sul mondo, si configurano come confini inviolabili che consentono di osservare la realtà senza permettere che venga manipolata, controllata o regolata.
L’artista si interroga su cosa accada quando gli occhi stessi, simbolo di emancipazione e resistenza, diventino oggetto di intervento chirurgico, trasformandosi nel luogo di conflitto tra osservatore e osservato. Restituendo lo sguardo a chi osserva, e risvegliando la consapevolezza di sé attraverso la riconquista della propria intenzionalità, gli occhi del paziente diventano strumenti di visione autonoma, capaci di riaffermare un potere dominante sull’osservatore: una forma di resistenza che sovverte la dinamica di controllo esercitata dallo sguardo medico. Gli occhi, concepiti come una soglia-specchio, delle finestre simboliche sul mondo, si configurano come confini inviolabili che consentono di osservare la realtà senza permettere che venga manipolata, controllata o regolata. L’artista costruisce così un’immagine potente, in cui il soggetto osservato non è completamente sottomesso, ma ha la possibilità di rispondere allo sguardo dominante. Questa dinamica mette in scena un rovesciamento simbolico: quando il paziente immobilizzato restituisce lo sguardo al medico, si verifica una sorta di inversione dei ruoli tradizionali, con il potere che non è più unidirezionale ma aperto a una nuova forma di resistenza.
Dall’altro lato, troviamo Opera Medica, un’installazione a tre canali che mostra un video dall’estetica splatter ambientato in una sala operatoria. Questa volta, però, l’opera diventa una sorta di esercizio liberatorio, un ribaltamento – in ottica queer – delle dinamiche mediche oppressive a cui un corpo trans è socialmente e burocraticamente costretto. Agnes Questionmark sottolinea infatti come il transumanesimo abbia una connotazione negativa, poiché tende a difendere l’idea di un corpo sano, bianco, benestante, senza includere – né tollerare – il corpo non conforme. Secondo l’artista, la tecnologia e la transmedicina, seppur utilizzate per consentire alla persona trans di raggiungere la propria identità, si trasformano in sistemi di controllo che rinforzano dinamiche escludenti e discriminatorie. Nel video Questionmark veste quindi i panni di un medico e si riappropria della narrazione scientifica attraverso lo sci-fi.
La scena chirurgica, in questa prospettiva, non è solo un’immagine di violenza o dominio, ma anche una metafora potente di resilienza e liberazione, dove lo sguardo diventa un atto di ribellione simbolica. Il corpo transgender diventa così emblema di un’ecologia relazionale che sfida le logiche oppressive. Non è solo un oggetto di controllo scientifico, ma anche un soggetto attivo che riafferma il proprio posto in una rete di significati condivisi. Questa mostra non è solo un’esplorazione del potere, ma un invito a ripensare le relazioni, le identità e le possibilità del corpo, abbracciando una visione radicalmente interconnessa del mondo.
Laura Cocciolillo
È una storica dell’arte specializzata in arte e nuove tecnologie e in estetica dei nuovi media. Dal 2019 collabora con Artribune (di cui attualmente si occupa dei contenuti di nuovi media). Nel 2020 fonda Chiasmo Magazine, rivista indipendente e autofinanziata di Arte Contemporanea. Dal 2023 è web editor per Sky Arte, e dallo stesso anno si prende cura, per art-frame, della rubrica “New Media”, dedicata all’arte digitale.