Scroll Top

L’arte satura di Guerreiro do Divino Amor

di Lavinia Elizabeth Landi

Il corpo disteso lungo le curve morbide di una seduta circolare, gli occhi guardano avanti e poi su e ancora a destra e sinistra, per provare a non perdersi nessuna immagine e nessuna scritta delle animazioni rapide e rumorose che ricoprono il soffitto a cupola del planetario. Si ha la sensazione di familiarità, punzecchiata da un desiderio latente di estraneità, mentre immagini tratte dalla cultura popolare compaiono e scompaiono penetrando l’inconscio, all’interno della prima delle due opere immersive che l’artista Guerreiro do Divino Amor ha realizzato per il padiglione della Svizzera alla sessantesima edizione della Biennale arte di Venezia, curato da Andrea Bellini.

Super Superior Civilizations by Guerreiro do Divino Amor, Biennale Arte, Switzerland Pavilion, 2024. Ph. Samuele Cherubini.

Superata una fontana con al centro una scultura della testa bifronte di Helvetia che ruota su se stessa, si arriva al planetario del padiglione, dove viene proiettato il video intitolato Il Miracolo di Helvetia, una messa in scena allegorica della Svizzera, che si presenta come una sorta di terra promessa in cui natura e tecnologia, capitalismo e democrazia si trovano in uno stato di equilibrio perfetto, e surreale. “Il capitalismo divora e rigurgita tutto sotto forma di immagini, distruggendo, alla fine, se stesso”, dice l’artista svizzero-brasiliano, impegnato da vent’anni in una ricerca a lungo termine – “potenzialmente senza fine”, specifica – Superfictional World Atlas,di cui due capitoli sono racchiusi nella mostra “Super superior civilizations” ospite in Laguna. Una ricerca che tende alla superficie delle cose, a ciò che ogni luogo vuole mostrare di sé, “ciò che i paesi, le aziende e le organizzazioni religiose rivelano in termini di cultura e identità”.  “Il mondo è così saturo di immagini da rendere fittizia la cultura che abbiamo costruito, è una performance resa attraverso immagini e cose”, dice l’artista cresciuto tra gli anni ottanta e novanta con i primi video musicali, gli effetti speciali, la musica pop e dance, e la cui ricerca artistica ed estetica è motivata dall’attrazione e allo stesso tempo il rifiuto che sente per la cultura popolare: “Allora, l’intero mondo del pop era un luogo di sogni e proiezioni, e le dive pop erano uno specchio affascinante in cui potevo identificarmi”.

Il mondo è così saturo di immagini da rendere fittizia la cultura che abbiamo costruito, è una performance resa attraverso immagini e cose

Nella seconda opera e ultimo capitolo della saga, l’installazione intitolata Roma Talismano, la protagonista è la cantante e artista brasiliana Ventura Profana nelle vesti della lupa capitolina – entità allegorica della civiltà romana e simbolo della sua presunta superiorità morale, politica e culturale – presente in forma di ologramma e circondata da un enorme collage che decostruisce l’immaginario visivo del mondo occidentale, insinuando una sensazione di disagio, quasi di timore, all’interno di un contesto familiare. Secondo Guerreiro do Divino Amor, la Roma antica e la Svizzera moderna “costituiscono le fondamenta della presunta superiorità della cultura occidentale”, e per provare a raccontare fenomeni di grandezza cosmica, l’artista si serve della tecnologia per trasformare immagini ordinarie in fantascienza. “Uso la tecnologia in modo artigianale”, spiega: “Le mie opere sono un insieme di high e low tech, così da creare quello stesso sentimento di disillusione che trasmettono”.

Con il suo lavoro, l’artista mostra frammenti di una realtà satura e, dice, già “post-apocalittica”, in forma di film, installazioni e pubblicazioni cartacee, poi diffuse gratuitamente “dove non erano previste”, come nelle scuole superiori, nei saloni di bellezza e nelle sale d’attesa dei medici. “Il percorso immersivo è molto importante, mi piace che il pubblico possa portare con sé qualcosa, e magari approfondire”, racconta, concludendo poi che i vari strumenti da lui usati “aprono le porte a spazi diversi”.

Lavinia Elizabeth Landi

Laureata al Trinity College di Dublino in Letteratura Inglese e Sociologia, nel 2023 consegue il Master in Giornalismo presso la New York University. Attualmente lavora come giornalista per La Repubblica Firenze e altre testate, occupandosi di arte e cultura.