L’Arte dell’ironia e della dissacrazione
di Francesca Baboni
Difficilmente il tema dei diritti alle donne e dell’uguaglianza di genere, oramai ampiamente sdoganato anche con modalità non sempre appropriate e linguaggi talvolta discutibili, viene affrontato da artiste contemporanee, forse per il timore di cadere nella retorica o di non sapere approcciarsi in modo efficace ad una tematica che ancora oggi provoca domande. L’arte ha tuttavia il compito di leggere il reale e re-interpretarlo con codici espressivi individuali, a volte anche con il rischio di urtare il pensiero comune.
Giulia Maglionico, artista ironica e dissacrante che si muove tra il linguaggio popular e iconico della street art senza tralasciare un certo espressionismo, propone una nuova rilettura della condizione attuale femminile, suscitando riflessioni intelligenti e provocatorie ma sempre garbate, attraverso dipinti a tecnica mista anche di grandi dimensioni e scelte innovative come ad esempio le animazioni digitali su blockchain realizzate con la collaborazione di Claudio Francesconi, direttore di Futura Art Gallery di Pietrasanta e del Dipartimento NFT della casa d’aste Pandolfini.
Un condensato di formule esplicative efficaci che dialogano tra loro. Con stilemi cromatici accesi e vivaci si rivolge anche al pubblico dei nativi digitali della Gen Z, comunicando efficacemente il messaggio e giocando su filoni tematici differenti, che sviscerano ogni sfaccettatura del disagio, sia fisico che psicologico. Riesce dunque con una sensibilità virtuosa a raccontare la complessità di un fenomeno urgente e dilagante, suggerendo un approccio stilistico che dissacra senza minimizzare e attingendo con maestrìa all’immaginario dei cartoon, del fumetto e della tradizione storico-artistica italiana. Nella Monna Lisa purple sunrise, l’artista deturpa l’occhio della celebre ed enigmatica Gioconda di Leonardo da Vinci, ritratta sullo sfondo di un cielo porpora e cupo.
L’arte ha tuttavia il compito di leggere il reale e re-interpretarlo con codici espressivi individuali, a volte anche con il rischio di urtare il pensiero comune.
L’opera è difatti stata realizzata per la copertina del libro di inchiesta giornalistica “Violenzissima” scritto dalla giornalista toscana Ilaria Bonuccelli per le edizioni de Il pozzo di Micene, in cui vengono trattati casi di assoluzione ingiusta a causa dello Stato. Il sottotitolo che recita “Le accuse che assolvono i violenti” viene ripreso con una felice intuizione sul gesso del braccio rotto del soggetto. Non manca l’ambito toys e cartoon con la rivisitazione in chiave femminista del celebre anime giapponese Tigerman con una donna tigre combattiva circondata da graffiti di strada, nonchè la spinosa problematica dell’ageism con una wonder woman matura dalla braccia non più toniche che dimostra di avere aumentato i suoi superpoteri in virtù della sua maturità.
Mentre la Barbie Life secrets unboxing, che simula l’iconica bambola invecchiata dentro la sua stessa scatola, con tanto di accessori, parafrasa in modo divertente il gesto divenuto virale sui social di mostrare la collezione delle bambole d’infanzia. Più edulcorata ma non meno tagliente è l’ironia legata alle pubblicità maschiliste degli anni Cinquanta, come l’opera Dado Star che rifacendosi al celebre oggetto culinario, attraverso un concorso per trovare lo stereotipo dell’uomo vero strizza l’occhio alla condizione patriarcale del tempo.
E proprio per il diritto ad essere sensuali senza condizionamenti di sorta Giulia Maglionico disegna e interpreta le celebri Pin Ups con la serie Pin Up Revolution come omaggio alle copertine delle riviste di quegli anni ruggenti e contraddittori disegnate dall’americano Peter Driben, protagoniste di una rivoluzione rosa che non le vede più come oggetti sessuali in calze autoreggenti ma donne consapevoli della loro forza, con la possibilità di decidere della loro femminilità. Nelle animazioni digitali prendono vita e movimento offrendosi maliziose allo sguardo, ammiccanti e seducenti ma decise nell’affermare con slogan differenti la loro riconquistata autonomia.
FRANCESCA BABONI
È critica d’arte, storica dell’arte e curatrice indipendente. Vive a Correggio (RE) Laureata in Lettere Classiche con indirizzo storico-artistico DAMS all’Università di Bologna, ha curato più di duecento mostre personali e collettive di artisti contemporanei per spazi privati ed istituzionali. E’ fondatrice e curatrice del Premio Internazionale Combat Prize di Livorno, giunto oramai con successo alla quindicesima edizione, fondatrice del Premio di pittura e fotografia per Under 35 “Mantegna Cercasi” di Mantova. Redattrice della rivista Artribune, fino al 2020 è stata membro del Consiglio di Amministrazione della Fondazione Il Correggio che ha il compito di valorizzare la figura del pittore cinquecentesco Antonio Allegri detto Il Correggio. Docente di economia dell’arte contemporanea al master per art advisor Università popolare Uniarp, collaboratrice come esperto d’arte per Artesicura SRL.