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L’arte cyberpunk ed esistenzialista di Riccardo Benassi atterra al MAXXI

di Alessandro Mancini

Un cane robot esegue una coreografia mentre un laser proietta su una parete d’acciaio frasi in inglese e in italiano apparentemente indecifrabili.

Non siamo in un film di fantascienza, ma al MAXXI, più precisamente al primo piano del museo, nella sala Gian Ferrari, all’interno di un montacarichi. La performance a cui stiamo assistendo, in realtà, fa parte dell’opera ASSENZAHAH ESSENZAHAH (2024), realizzata da Riccardo Benassi per il MAXXI BVLGARI PRIZE, prestigioso premio internazionale promosso dalla nota maison romana di gioielli.

Riccardo Benassi, ASSENZAHAH ESSENZAHAH, MAXXI BVLGARI Prize 2024. ph. MUSA

Benassi, classe 1982, è un artista visivo che adotta un approccio interdisciplinare, in cui mescola scrittura, suono e nuove tecnologie, indagando il rapporto tra natura e mondo digitale. È nato a Cremona, ma oggi vive e lavora tra Bergamo e Berlino. Insegna Sound Design al Politecnico delle Arti di Bergamo dal 2013, allo IUAV di Venezia dal 2022, ed è docente ospite di Visual Arts and Curatorial Studies alla NABA di Milano dal 2019. La ricerca artistica di Benassi parte dalle ‘sottoculture’ cyberpunk, rave e industrial degli anni ‘90, per approdare a una filosofia di tipo esistenzialista, dove, in un contesto futuristico, linguaggio, corpo, architettura e new media si incontrano. Al centro della sua riflessione si colloca l’impatto delle nuove tecnologie sulle relazioni umane, sociali e ambientali, e sul modo in cui queste alterano la produzione e il consumo culturale. Le sue opere sono costituite principalmente da installazioni site-specific, performance e video-essay, in cui Benassi si interroga sulla sovrapposizione tra vita online e offline, sul rapporto tra tecnologia e natura, memoria umana e archivio digitale, social network e sentimenti.

Tutti temi e riferimenti che ritroviamo in ASSENZAHAH ESSENZAHAH, dove due cani robotici eseguono coreografie ideate dall’artista e programmate dall’ingegnere Edoardo Todde, con il supporto del Complex Systems Laboratory, presso il Dipartimento di Elettronica e Telecomunicazioni del Politecnico di Torino. Tutto questo, mentre sulle pareti d’acciaio del montacarichi una luce laser proietta un monologo interiore, tradotto in inglese da Allison Grimaldi Donhaue, che allude a come le nostre tracce digitali costruiscano monumenti funebri indelebili, destinati a sopravvivere nel web oltre alla nostra vita terrena. Con questo lavoro l’artista ci invita a riflettere sull’impatto delle nuove tecnologie sulle relazioni umane, sociali e affettive.

L’opera è arricchita da un brano musicale composto dallo stesso artista. Il suono, ritmico e martellante, si ripete senza sosta per tutta la durata della performance, creando una sorta di effetto ipnotico, che trasporta gli e le spettatrici in una dimensione altra, quasi ultraterrena, generando uno spazio neutro, in cui i confini tra corpi umani e artificiali si dissolvono. Per capire come Benassi sia arrivato fin qui, è necessario però fare qualche passo indietro, ripercorrendo il suo percorso artistico e personale.

Riccardo Benassi, ASSENZAHAH ESSENZAHAH, MAXXI BVLGARI Prize 2024. ph. MUSA

Già con Daily Desiderio (2018), installazione site-specific costituita da una struttura in alluminio verniciato su cui è montato un display a LED bianchi, l’artista si era confrontato con il tema dell’influenza della tecnologia sulla percezione del tempo e della mortalità. “Lo sviluppo tecnologico nella storia dell’umanità ci insegna che l’ingresso di una nuova macchina nella società, a maggior ragione se con diffusione capillare/di massa, irrompe con una nuova potenzialità al contempo liberatoria e normalizzante”, spiega Benassi. “La prospettiva esistenzialista concede di stabilire un equilibrio – per quanto soggettivo o comunitario – all’interno di questo paradosso”. Per la realizzazione di Daily Dense Dance Desiderio (2023), invece, l’artista ha avuto accesso, in anteprima, alla versione beta di GPT-3 (l’antenato di ChatGPT, che usiamo oggi), esplorando i confini tra creatività umana e intelligenza artificiale. “La possibilità di confrontarmi con l’idea che una macchina possa simulare aspetti del mio processo creativo ha fatto esplodere la mia ecologia psichica, quantomeno inizialmente – racconta – poi con il tempo mi sono accorto che tutti i sistemi prompt-based sono in realtà past-based, ovvero: la macchina era in grado di simulare il Riccardo che ero stato sino a quel momento, non quello che sono oggi”.

La ricerca di Benassi concentra molto sull’influenza che lo spazio fisico esercita sulla creatività dell’artista, contrapponendo alla ‘rigidità’ dello studio la maggiore libertà del contesto domestico, come nel caso dell’installazione ambientale Techno Casa (2013). Per l’artista ,infatti, il concetto di spazio influenza profondamente la sua riflessione sull’ibridazione tra tecnologia e umanità: “Partendo dal presupposto che siamo sempre e contemporaneamente offline e online, si potrebbe dire che lo spazio è ciò che abbiamo in comune, che condividiamo con gli altri esseri della nostre specie. Ragionare sullo spazio è quindi un modo per interrogarsi su ciò che ci unisce”.

Nella live-performance Dancefloorensick (2022), il titolo stesso è un neologismo che combina i termini ‘Dancefloor’, ‘Forensic” e ‘Sick’, evocando un insieme di sensazioni e significati complessi.

Il suono del ronzio, che può riferirsi al rumore emesso dai Big Data, al linguaggio standardizzato, o persino al ronzio dei droni e dei respiratori, nei suoi video-essays si trasforma in un flusso poetico e musicale armonico. Com’è possibile? “È proprio il flusso a garantirmi continuità trasformativa in un contesto digitale che invece è costellato da picchi emozionali – spiega Benassi – Non so dirti in che modo la frammentazione trova armonia, se non facendosi opera, e il processo è senza sconti: il mio corpo come antenna, la mia vita come capro espiatorio”.

"Partendo dal presupposto che siamo sempre e contemporaneamente offline e online, si potrebbe dire che lo spazio è ciò che abbiamo in comune, che condividiamo con gli altri esseri della nostre specie. Ragionare sullo spazio è quindi un modo per interrogarsi su ciò che ci unisce”

Il sound design è quindi un elemento chiave in molti dei suoi progetti, perché il suono permette all’artista di approfondire il legame tra percezione sensoriale e riflessioni concettuali. “Lavoro a più elementi contemporaneamente, spesso per esempio scelgo le parole che scrivo in base al suono che producono quando vengono lette, e a sua volta modifico la colonna sonora in base alle parole che scrivo… Ha ragione Jenny Holzer: All things are delicately interconnected. Credo che la musica, e a maggior ragione quella ballabile o al limite oscillabile, sia il metodo più semplice per raggiungere la felicità terrena”.

Nel percorso artistico di Benassi, il superamento dei limiti è un altro tema centrale, che in quest’epoca deve confrontarsi con la crescente presenza degli algoritmi e dell’automazione nella nostra vita quotidiana. “Crescendo mi sono detto che mi sarei impegnato nel fare cose che nessun’altro avrebbe potuto fare al posto mio. Questo è servito prima di tutto a me, per capire chi io sono e in generale a livello di propriocezione spazio-temporale. Credo che abbia sempre più senso porsi questo quesito: “C’è qualcuno che lo può fare meglio di me?”. Anche nei confronti di entità non umane, di sintesi: “C’è qualcosa che lo può fare meglio di me?”.

Con ASSENZAHAH ESSENZAHAH Benassi dimostra di aver raggiunto la sua maturazione artistica e filosofica, approdando a un linguaggio perfettamente riconoscibile, dove l’elemento umano e digitale si fondono in un’entità unica e inscindibile.

“È stato un viaggio lungo anni, l’idea è atterrata nel miglior luogo immaginabile – ha trovato casa in un montacarichi – e sono davvero felice di ciò che le persone che la stanno attraversando mi raccontano”, conclude l’artista.

Alessandro Mancini

Laureato in Editoria e Scrittura all’Università La Sapienza di Roma, è giornalista freelance, content creator e social media manager. Tra il 2018 e il 2020 è stato direttore editoriale della rivista online che ha fondato nel 2016, Artwave.it, specializzata in arte e cultura contemporanea. Scrive e parla soprattutto di arte contemporanea, lavoro, disuguaglianze e diritti sociali.

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