C’è un passaggio dell’ultimo libro di Yuval Noah Harari, Nexus, che è particolarmente suggestivo. Quello in cui lo storico israeliano fa riferimento all’opera di Goethe, L’apprendista stregone. La ballata dello scrittore tedesco, divenuta famosa grazie alla trasposizione cinematografica di Walt Disney, racconta la storia di un giovane apprendista che, lasciato solo nella bottega da un vecchio stregone, evoca un incantesimo per velocizzare le faccende da sbrigare, che però sfugge al suo controllo, rischiando di allagare tutta la bottega. Sarà poi lo stregone a riportare la situazione alla normalità, spezzando l’incantesimo.
“Per l’apprendista, e per l’umanità, la lezione è chiara – scrive Harari – non evocare mai poteri che non puoi controllare”
L’aneddoto serve all’autore di Nexus per introdurre una riflessione più ampia sull’impatto che l’IA avrà sulla nostra specie e sulla società. Trattandosi di uno strumento molto potente e sofisticato, proprio come gli incantesimi nella ballata di Goethe, il pericolo che evoca Harari è quello della sua incontrollabilità e degli effetti potenzialmente disastrosi che potrebbe causare.
Ad oggi, l’opinione pubblica è spaccata in due sull’IA. Da una parte ci sono investitori, come lo statunitense Marc Andreeessen, che credono che l’IA risolverà tutti i nostri problemi. Dall’altra troviamo esperti e imprenditori, come Yousha Bengio e Sam Altman, che sostengono che l’IA potrebbe distruggere la nostra civiltà. La verità sta probabilmente nel mezzo. L’IA e le nuove tecnologie, infatti, portano con loro innegabili vantaggi e semplificazioni della vita quotidiana; allo stesso tempo possono costituire una minaccia per le democrazie, per la tenuta del mercato del lavoro e per la sicurezza dellə cittadinə. L’unico modo per non lasciarsi sopraffare dal panico è tenere presente il quadro d’insieme, che comprende tanto i rischi quanto le opportunità di questi strumenti. Senza la necessità di evocare incantesimi e stregoni. Almeno per ora.
Alessandro Mancini
Laureato in Editoria e Scrittura all’Università La Sapienza di Roma, è giornalista freelance, content creator e social media manager. Tra il 2018 e il 2020 è stato direttore editoriale della rivista online che ha fondato nel 2016, Artwave.it, specializzata in arte e cultura contemporanea. Scrive e parla soprattutto di arte contemporanea, lavoro, disuguaglianze e diritti sociali.