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L’IA può dissacrare la cultura di un paese?

di Camilla Fatticcioni

I netizen utilizzano strumenti video di intelligenza artificiale per “memare” ogni sorta di classico cinese, ma le autorità non sono divertite.

I video generati IA stanno avendo il loro momento di gloria online e ne è stata fatta di strada da quel primissimo footage IA che vedeva Will Smith divorare un piatto di spaghetti.  I software di animazione IA sono alla portata di tutti, e nell’ultimo periodo abbiamo visto il nostro feed social riempirsi di video amatoriali dove alcune persone si sono cimentate a dare vita a famosi meme, come quello del “Fidanzato Distratto”.  

Anche se il risultato di queste “animazioni” appare ancora grottesco e quasi il frutto di un’allucinazione febbrile, in Cina la tendenza ad animare con l’IA personalità storiche o legate alla tradizione sta preoccupando le autorità. Su Weibo, social cinese simile al nostro Facebook, pullulano video generati IA che vedono i personaggi di famose opere letterarie della tradizione cinese, come ad esempio Sogno della Camera Rossa o Viaggio verso Occidente,  protagonisti di brevi video e meme che le autorità hanno ultimamente definito come “dissacranti” e una “profanazione” del patrimonio culturale del Paese.   

Dai famosi condottieri che si mangiano un hamburger in battaglia fino ad arrivare alle dame alla corte dell’imperatore che si cimentano nel sollevamento pesi: questi video-meme scanzonati generati dall’IA si stanno rivelando estremamente popolari tra i giovani utenti cinesi, ricevendo migliaia di condivisioni.

Ma veramente questo utilizzo così diffuso e alla portata di tutti dell’IA può rappresentare un rischio per il patrimonio culturale di un paese? 

Secondo le autorità cinesi, questi video rischiano di minare il rispetto per le tradizioni e i valori storici, già messi duramente alla prova dalla modernizzazione e dalla globalizzazione. Già da qualche mese sono state introdotte delle restrizioni per limitare la diffusione di questi contenuti, specialmente quelli considerati offensivi e irrispettosi.

Secondo le autorità cinesi, questi video rischiano di minare il rispetto per le tradizioni e i valori storici, già messi duramente alla prova dalla modernizzazione e dalla globalizzazione.

Nel 2024 le applicazioni per la generazione di video hanno avuto una particolare impennata di popolarità in Cina, in particolare con i nuovi software text-to-video. Recentemente, una startup cinese ha presentato un sistema alimentato dall’intelligenza artificiale in grado di generare video ad alta definizione della durata massima di 16 secondi, segnando un importante passo avanti per l’industria cinese dell’intelligenza artificiale ponendosi come principale competitor dell’analogo software americano Sora di Open AI.

I netizen cinesi si sono subito resi conto che questi strumenti sono ideali per produrre meme parodistici. Gli utenti possono caricare immagini di riferimento di serie televisive basate su classici cinesi e aggiungere suggerimenti testuali per generare video, che possono durare da pochi secondi a qualche minuto.

Alcune piattaforme possono persino simulare le voci originali dei personaggi, sincronizzare i movimenti labiali e fornire voci fuori campo in base alle istruzioni date dall’utente. Nell’ultimo periodo, una serie di filmati modificati dall’intelligenza artificiale sono diventati virali sulle piattaforme video cinesi, tra cui Douyin, l’analogo cinese di Tiktok. In particolare è diventata virale una parodia del romanzo cinese “La storia dei tre regni” che vede il supereroe Marvel Iron Man giustiziato dopo una battaglia con Jack Ma, il magnate cinese fondatore di Alibaba.

Ma i filmati hanno anche generato reazioni negative da parte delle autorità di regolamentazione, che hanno accusato alcuni video di violare la legge.

A settembre, la Cina ha proposto nuove norme che prevedono che tutti i contenuti generati dall’intelligenza artificiale debbano essere chiaramente etichettati con filigrane e metadati incorporati, nel tentativo di arginare l’aumento delle frodi legate all’intelligenza artificiale.

Le piattaforme social cinesi sono state lasciate libere di applicare questa politica, e la maggior parte di esse richiede ai creatori di spuntare manualmente una casella per confermare che il loro contenuto è generato dall’IA prima di pubblicarlo. Alcuni dei video virali mostrano le filigrane richieste, ma altri no. Secondo quanto riportato dai media nazionali, alcuni strumenti video di IA hanno preso provvedimenti per impedire l’uso di fotogrammi di film e telefilm classici.

L’uso diffuso e creativo dell’intelligenza artificiale per generare video sta aprendo nuovi orizzonti nell’ambito della cultura digitale, offrendo strumenti potenti a chiunque voglia sperimentare o divertirsi con contenuti personalizzati. Tuttavia, il fenomeno solleva anche interrogativi cruciali sul rapporto tra innovazione tecnologica e salvaguardia del patrimonio culturale.

Da un lato, questi video offrono un modo per avvicinare le nuove generazioni a opere e personaggi storici, reinterpretandoli in chiave contemporanea. Dall’altro, l’uso irriverente e parodistico rischia ovviamente di banalizzare simboli fondamentali dell’ identità culturale di un paese, alimentando tensioni tra modernità e tradizione. La risposta delle autorità cinesi, con normative più stringenti e richieste di trasparenza nei contenuti generati dall’IA, riflette la necessità di trovare un equilibrio tra il rispetto per le radici culturali e la libertà creativa.

Con la tecnologia che continua a progredire rapidamente, il futuro dei contenuti generati dall’intelligenza artificiale dipenderà dalla capacità delle società di bilanciare innovazione e responsabilità. Perché se è vero che l’IA può arricchire il panorama culturale globale, è altrettanto importante evitare che diventi un’arma di disinformazione o di disprezzo verso le tradizioni. In definitiva, la sfida non è solo tecnologica, ma profondamente culturale e sociale.

Camilla Fatticcioni

Studiosa di Cina e fotografa. Dopo la laurea in lingua Cinese all’università Ca’ Foscari di Venezia, Camilla ha vissuto in Cina dal 2016 al 2020. Nel 2017 inizia un master in Storia dell’Arte alla China Academy of Art di Hangzhou interessandosi di archeologia e laureandosi nel 2021 con una tesi sull’iconografia Buddista delle grotte di Mogao a Dunhuang. Combinando la sua passione per l’arte e la fotografia con lo studio della società contemporanea Cinese, Camilla collabora con alcune riviste e cura per China Files la rubrica Chinoiserie.

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