Gli avatar generati dall’IA hanno invaso le piattaforme di livestream in Cina
di Camilla Fatticcioni
I bot generati dall’IA sono economici, obbedienti e non hanno mai bisogno di fare una pausa dalla vendita di prodotti. Ma ai clienti piacciono davvero?
Aprendo social come Douyin, la versione cinese di TikTok, è facile trovarsi davanti influencers e live-streamer che esortano il pubblico all’acquisto di un qualche prodotto scontato. Il business legato all’industria livestream è enorme in Cina: milioni di persone ospitano programmi live sui propri canali social per vendere dai prodotti di make-up agli immobili di lusso. Nel 2023 il mercato dell’e-commerce livestream valeva circa 691 miliardi di dollari, stimando una crescita del 35% rispetto al 2022. Oggi il lavoro del livestreamer sembra essere messo a repentaglio dall’avvento dell’Intelligenza Artificiale (IA). Negli ultimi anni in Asia abbiamo visto l’ascesa di pop star, modelli e persino partner romantici generati dall’IA. Adesso gli avatar digitali sono sempre più presenti anche sulle piattaforme di livestream: venditori capaci di lavorare 24 ore su 24 ed economici. Lo scorso giugno, gli avatar generati dall’IA hanno ospitato programmi live per oltre 5000 marchi in occasione del festival “618”, un periodo di sconti in Cina simile al Black Friday. I contenuti generati da questi bot hanno ricevuto oltre 100 milioni di visualizzazioni per più di 5 milioni di interazioni da parte degli utenti.
Le aziende cinesi preferiscono questa tipologia di “televenditori” per ridurre i costi. Un avatar digitale può essere acquistato da un’azienda per poche centinaia di dollari e non ha bisogno di uno stipendio. Inoltre, le aziende non devono affittare uno studio di registrazione, o assumere tecnici del suono, truccatori o altro personale di supporto utile ad un qualsiasi programma live filmato con persone in carne e ossa.
Nel 2023 gli avatar digitali hanno generato ricavi per oltre 46 miliardi di dollari in Cina. Entro il 2025, si prevede che questa cifra raggiungerà i 90 miliardi di dollari.
Sono molto le frontiere esplorate grazie all’IA, ma l’utilizzo di quest’ultima per scopi commerciali sembra essere quella migliore. Già da qualche anno numerosi marchi cinesi preferiscono le immagini generate rispetto a modelle e modelli in carne ed ossa, che sono state rapidamente sostituiti da avatar con gli occhi da cerbiatto e il seno grosso. I modelli AI non sono un’esclusiva cinese e il concetto non è nemmeno nuovo. Levi’s ha recentemente lanciato una campagna con immagini generate dall’intelligenza artificiale, mentre a marzo un modello AI è apparso sulla copertina di Vogue Singapore.
Gli avatar però non sono ancora l’opzione di migliore qualità. Guardando attentamente i modelli generati dall’IA si nota una certa innaturalezza nella loro posa ed errori di generazione (sappiamo bene che l’IA ha ancora delle difficoltà nel riprodurre correttamente le mani, ad esempio). Gli avatar sono spesso inclini ad avere problemi: non sono veloci nel rispondere alle domande fatte degli utenti in chat durante le vendite, e seguono un copione impostato e poco naturale che potrebbe non invogliare l’utente ad acquistare.
Adesso gli avatar digitali sono sempre più presenti anche sulle piattaforme di livestream: venditori capaci di lavorare 24 ore su 24 ed economici.
Gli addetti ai lavori del settore e-commerce rimangono cauti nell’utilizzo degli avatar digitali. La reputazione di un marchio si basa spesso sulla fiducia e sul rapporto emotivo che si instaura con i consumatori e i bot AI, nella loro forma attuale, rischiano di danneggiarla.
L’ascesa degli host generati dall’Intelligenza Artificiale sta creando anche problemi legali in Cina. Man mano che gli avatar digitali diventano sempre più realistici, per i consumatori diventa più difficile capire se stanno interagendo con un essere umano o con un’intelligenza artificiale. Questo rappresenta un’opportunità per i truffatori, che utilizzano gli avatar digitali per convincere gli acquirenti ad acquistare prodotti contraffatti. Quando i consumatori si accorgono della truffa, il venditore è già scomparso.
Douyin ha introdotto lo scorso maggio delle linee guida per regolamentare l’uso degli avatar virtuali, dove tutti i creatori devono indicare chiaramente se i loro contenuti sono generati dall’Intelligenza Artificiale. I proprietari degli avatar digitali devono inoltre registrarsi sulla piattaforma utilizzando la loro vera identità e qualsiasi livestream generato dall’IA deve essere supervisionato da un essere umano. I creatori di avatar digitali devono affrontare diversi rischi legali potenziali. Ad esempio, l’utilizzo della voce reale di una persona può esporre il creatore al rischio di essere perseguito per frode. In più, dato che gli avatar digitali sono impegnati in attività commerciali, è essenziale che i creatori ottengano il consenso di qualsiasi persona di cui desiderano utilizzare le sembianze.
Se utilizzata correttamente, l’Intelligenza Artificiale rappresenta comunque una vera e propria risorsa che può portare benefici reali alle aziende. Che si tratti della tecnologia dell’avatar digitale in sé, delle aziende che la utilizzano, dei consumatori o dei regolamenti in materia, una maggiore standardizzazione ne consentirà certamente un’applicazione più ampia.
Camilla Fatticcioni
Studiosa di Cina e fotografa. Dopo la laurea in lingua Cinese all’università Ca’ Foscari di Venezia, Camilla ha vissuto in Cina dal 2016 al 2020. Nel 2017 inizia un master in Storia dell’Arte alla China Academy of Art di Hangzhou interessandosi di archeologia e laureandosi nel 2021 con una tesi sull’iconografia Buddista delle grotte di Mogao a Dunhuang. Combinando la sua passione per l’arte e la fotografia con lo studio della società contemporanea Cinese, Camilla collabora con alcune riviste e cura per China Files la rubrica Chinoiserie.