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QUANTUM LEAP

Dall’argilla alle GANs: storia del ritratto

di Rebecca Pedrazzi

Quantum Leap è una nuova rubrica  dove passato e futuro si incontrano in un viaggio tra arte, tecnologia e innovazione. Da ELIZA a ChatGPT, da Duchamp a Klingemann, da Klee a Nake; esploreremo insieme come le innovazioni di ieri stanno plasmando il domani. Un dialogo tra creatività umana e strumenti digitali, dalla realtà virtuale ai paesaggi sintetici, che ridefinisce i confini del possibile. Un appuntamento per chi vuole comprendere il futuro attraverso i processi che lo costruiscono.

Plinio il Vecchio, nella sua Naturalis Historia (77 d.C.), racconta una romantica leggenda sull’origine de “L’arte di modellare figure dalla terra”: una ragazza alla partenza del suo amato, ne tracciò il profilo dell’ombra sul muro, per conservare il ricordo del suo volto. Sarà il padre, il vasaio Butade di Sicione, a crearne poi la versione in argilla.

Ma quando
è nato il ritratto nell’arte?


Non conosciamo la data del “primo” ritratto ma già le maschere funerarie dell’Antico Egitto riflettevano l’intento di commemorare i defunti unendo realismo e tradizione, insieme alle sculture del Nuovo Regno, come quelle raffiguranti Nefertiti e Akhenaton. Tra le pitture dell’antichità meglio conservate figurano i ritratti di Fayyum (I-II sec d.C.) realizzati su tavolette di legno con cera d’api e pigmenti. Per il ritratto come genere autonomo nella storia dell’arte bisogna aspettare il 1317, quando Simone Martini dipinse Ludovico di Tolosa che incorona il fratello Roberto d’Angiò.

Curiosità

La parola “ritratto” deriva dal latino retractus, participio passato del verbo retrahere, che significa”tirare indietro, ricondurre, far ritornare” – si collega dunque al tema della memoria.

Image generated with prompt-based models.
Mike Tyka, JoshuaSpence88 NFT only, Edition of 10, 2017, courtesy the artist

Il ritratto nell’era digitale

Con l’avvento delle tecnologie di ultima generazione e dell’intelligenza artificiale, il concetto di ritratto continua a evolversi. Tra i pionieri nell’utilizzo dell’IA per creare ritratti figura Mike Tyka, scienziato e artista. Nel 2017, con la sua serie Portraits of Imaginary People, Tyka ha esplorato nuove modalità di rappresentazione impiegando le Generative Adversarial Networks (GANs). Usando le reti generative avversarie, Mike Tyka ha creato una serie di volti di persone “immaginarie”, riflettendo le infinite possibilità della rappresentazione umana – anche quella collettiva. I ritratti di Tyka non si limitano a essere semplici immagini: sono una profonda indagine sul rapporto tra arte, tecnologia e identità. Dopo Tyka, altri AI artists hanno impiegato l’IA per esplorare nuove modalità del “ritratto”: da Mario Klingemann a Mauro Martino.

Dall’arte tradizionale a quella 3.0, il ritratto rimane un genere universale che evolve con le visioni, le tecniche artistiche e le necessità della società: dalla cera d’api al pixel fino agli algoritmi.

Curiosità

Per realizzare i suoi “Portraits of Imaginary People” Mike Tyka ha usato migliaia di fotografie raccolte da Flickr.

Rebecca Pedrazzi

Rebecca Pedrazzi è una storica e critica d’arte specializzata in AI Art, curatrice e giornalista. Nata a Milano, si laurea in Storia e Critica dell’Arte all’Università degli Studi di Milano con la tesi “Il Mercato dell’Arte Contemporanea” ed inizia a lavorare come Art-Advisor in una società di gestione di opere d’arte, sviluppando anche un’approfondita conoscenza degli Old-Masters. Nel 2017 fonda la rivista d’arte e cultura online NotiziArte.com, e nel 2018 diventa giornalista pubblicista. Da allora ha scritto oltre 3.500 articoli su eventi d’arte e cultura nazionali e internazionali, oggi con un focus mirato sui temi più attuali delle ultime tecnologie applicate al mondo dell’arte. Nel 2021 ha pubblicato il libro “Futuri possibili. Scenari d’Arte e Intelligenza Artificiale” – Editore Jaca Book. Attualmente tiene docenze per corsi e master su IA e il mondo dell’Arte ed è attiva, lato educational, con pubblicazioni, conferenze e webinar dedicati. Ha collaborato con diverse realtà quali VAR Digital Art per il VDA Award, e con CINECA per il progetto GRIN S+T+ARTS Residencies. É membro della Gallery Climate Coalition (GCC) e collabora con il Dipartimento Neuromarketing e Metaverso AINEM e al progetto europeo PERCEIVE. Ha co-curato la mostra “L’opera d’arte nell’epoca dell’Intelligenza Artificiale” – Parma, Palazzo Pigorini, la prima collettiva dedicata all’AI Art Italiana. Nel 2024 ha lavorato nel team dell’Osservatorio sull’Intelligenza Artificiale dell’Istituto Europeo di Design (IED) dove attualmente insegna “Fenomenologia delle arti Contemporanee”. 

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