Crypto Coffer: un’indagine sull’autonomia e il valore dell’Arte
di Fabio Gnassi
João Enxuto ed Erica Love collaborano a progetti che esaminano le dinamiche di valore e lavoro nelle economie creative. Enxuto ha conseguito un MFA in Fotografia presso il RISD, mentre Love ha ottenuto due lauree presso la Brown University in Economia e Arti Visive, oltre a un MFA presso la UCLA. Insieme, sono stati borsisti al Whitney Museum Independent Study Program e hanno ricevuto una borsa di studio dalla New York Foundation for the Arts (2023 e 2017) e un Creative Capital Andy Warhol Foundation Arts Writers Grant. Hanno tenuto conferenze ed esposto le loro opere presso il Whitney Museum of Art, il New Museum, l’Anthology Film Archives, il Carriage Trade, il Walker Art Center, il Centre Pompidou, l’Edith-Russ-Haus, il Louisiana Museum in Danimarca, il Museo Tamayo e in altre sedi internazionali. I testi di Enxuto e Love sono stati pubblicati da Verso Books, MIT Press, Sternberg Press, Mousse Magazine, Art in America, Walker Artist Op-Eds, Wired Magazine, X-TRA Contemporary Art Quarterly e altrove. Hanno insegnato presso la Cooper Union, la New York University, il City College di New York, il New Centre for Research and Practice e la Maumaus di Lisbona. Fanno parte del Board of Advisors di Weird Economies e sono borsisti presso la Berlin University of the Arts (UdK).
La vostra opera Crypto Coffer ha come oggetto una delle blockchain più famose del mondo, Ethereum. Per poter comprendere al meglio l’opera è necessario conoscere alcune informazioni tecniche. Potreste spiegarci che cos’è Ethereum e come funziona?
Ethereum è una rete blockchain decentralizzata attiva dal 2015 che permette la creazione e l’esecuzione di smart contract, contratti auto-eseguibili con i termini scritti direttamente nel codice. La sua criptovaluta nativa, Ether (ETH), viene impiegata per pagare le transazioni e i servizi computazionali all’interno della rete. A differenza della blockchain di Bitcoin, la blockchain di Ethereum è progettata per essere programmabile, offrendo agli sviluppatori la possibilità di creare applicazioni decentralizzate (DApp) che operano senza necessità di un controllo centralizzato. Nel settembre 2022, Ethereum ha completato la transizione da un sistema di consenso basato sul “proof-of-work” (PoW) a uno “proof-of-stake” (PoS). Questo aggiornamento, noto come Ethereum 2.0, è stato introdotto per migliorare la scalabilità e ridurre il consumo energetico fino al 99%.
Nella nostra carriera artistica, abbiamo identificato un paradosso: le nuove tecnologie digitali hanno amplificato il potere di mercato della speculazione e delle reti di reputazione nel settore artistico, senza però creare un'infrastruttura capace di contrastare la crescente disuguaglianza tra i produttori culturali.
Che cos’è Crypto Coffer e qual è il suo significato?
La nostra pratica collaborativa ha sempre esaminato le dinamiche politiche delle economie creative. Attraverso il nostro lavoro abbiamo cercato di andare oltre l’indagine critica per immaginare cosa potrebbe significare una vera autonomia per artisti e lavoratori dell’arte. Crypto Coffer, e la serie di cui fa parte, si basa sulla creazione di prototipi che generano attivamente valore derivato mentre partecipano al processo creativo. La serie include (nell’ordine in cui sono stati creati) The Mining Museum, Crypto Coffer e Final Miner: tutte e tre le sculture computazionali mettono in relazione il consumo energetico del mining di criptovalute basato sul proof-of-work con l’eccesso di lavoro creativo non retribuito. Ogni scultura è uno strumento site-specific per reindirizzare valore (simbolico e materiale) nel campo artistico.
Le dimensioni di Crypto Coffer rispettano le normative internazionali per il bagaglio a mano negli aerei. All’arrivo in una destinazione espositiva, una fiera d’arte, un panel o un simposio, il Crypto Coffer viene facilmente assemblato e utilizzato per verificare il proof of work. I token Ethereum generati in sincronia con un’attività lavorativa vengono conservati nel nostro portafoglio virtuale (coffer). Le istituzioni ospitanti devono solo fornire una presa elettrica e una connessione Wifi stabile.
Come detto in precedenza, nel settembre 2022 Ethereum è stato oggetto di un aggiornamento che ha definitivamente rimosso il meccanismo di concesso “proof of work” (PoW) a favore del “proof of stake” (PoS). Questo cambiamento ha reso il vostro strumento obsoleto, trasformandolo in un manufatto di archeologia digitale.
Potreste parlarci di questo evento e del nuovo valore che la vostra opera ha acquisito?
La terza iterazione della serie, Final Miner, è stata installata poco prima che avvenisse “The Merge”, ovvero il momento in cui, a seguito di un aggiornamento della rete, i protocolli di proof-of-work di Ethereum sono passati a un sistema di proof-of-stake. Final Miner è una custodia per computer in acrilico nero che esegue il mining di ETH. Questa scultura è stata installata e attivata alla fine di agosto 2022 proprio per eseguire verifiche di proof-of-work nelle ultime settimane in cui il processo è stato attivo. Il display del computer visualizza la scrittura dei blocchi su un registro decentralizzato, permettendo di monitorare in tempo reale il processo di proof-of-work. Le criptovalute ottenute come premio sono state trasferite direttamente al nostro portafoglio virtuale, questo perché Final Miner è stato concepito come un sistema in grado di offrirci un sostegno finanziario per il periodo in cui l’opera è rimasta esposta presso il Banner Repeater, uno spazio gestito da artisti situato su una piattaforma del sistema ferroviario Overground di Londra. Il mining è terminato il 15 settembre 2022 con l’interruzione del protocollo proof-of-work (PoW).
Il nuovo sistema proof-of-stake (PoS) è composto da una serie di validatori, che per poter partecipare devono mettere in “stake“, e quindi possedere, 32 token ETH (attualmente $88,000 USD), condizione che genera perplessità sull’esclusività di questo processo. Infatti, sebbene il tanto atteso passaggio al PoS promette di ridurre le emissioni di carbonio emesse dalla rete ETH, limita le ricompense per la validazione a coloro che sono già in possesso di una grande quantità di criptovalute, escludendo di fatto chiunque altro dalla possibilità di beneficiare di questo meccanismo.
Final Miner è l’ultimo di una trilogia di sculture per il mining di criptovalute che abbiamo realizzato a partire dal 2018. Da quando è avvenuto “The Merge”, Final Miner è diventato un oggetto inerte su uno scaffale di Banner Repeater. Il display del computer, che trasmetteva una sequenza di hash per il mining è spento, e la custodia in acrilico nero funge da urna per le componenti hardware. Ora che l’opera non svolge più la sua funzione originale, il suo valore si è trasformato da pratico a puramente simbolico. Pertanto, resta da determinare se l’obsolescenza funzionale di Final Miner avrà un impatto positivo o negativo sul suo valore di mercato.
Crypto Coffer è un mezzo con il quale poter indagare il sistema di valori che caratterizza l’attività artistica. Qual è secondo voi lo stato attuale di questa economia?
Nella nostra carriera artistica, abbiamo identificato un paradosso: le nuove tecnologie digitali hanno amplificato il potere di mercato della speculazione e delle reti di reputazione nel settore artistico, senza però creare un’infrastruttura capace di contrastare la crescente disuguaglianza tra i produttori culturali. In realtà, si è rivelato che internet, pur avendo un effetto di massa, non è riuscito a democratizzare il mondo dell’arte. Per questo motivo, stiamo orientando il nostro lavoro futuro verso la risoluzione di problemi strutturali nel campo dell’arte, come l’opacità e la scarsità. Tecnologie recenti come la blockchain e l’intelligenza artificiale offrono numerose possibilità, ma introducono anche nuove complessità. L’adozione di tecnologie potenzialmente emancipatorie è spesso guidata dai cicli di hype e dalla volatilità dei mercati.
Mentre stavamo lavorando alla nostra serie di sculture per il mining proof-of-work, il mercato dell’arte stava interagendo con le criptovalute principalmente attraverso i “non-fungible tokens” (NFT). Sebbene il fenomeno degli NFT abbia temporaneamente consentito a pochi individui di guadagnare ingenti quantità di criptovalute, questi nuovi mercati tendevano a premiare la novità e la speculazione, eludendo i criteri estetici consolidati. Alla fine, la bolla degli NFT non è riuscita a sfruttare appieno il potenziale trasformativo della blockchain, ma ha piuttosto rafforzato l’eccezionalismo economico dell’arte contemporanea. Gli NFT erano collezionabili perché progettati per codificare singolarità e scarsità, caratteristiche che non rappresentano vantaggi, ma piuttosto difetti, per un’economia dell’arte giusta ed equa. Il nostro impegno con Ethereum riguardava i mezzi di produzione: il mining, non la coniazione. Le nostre tre sculture di mining operavano entro i limiti imposti dai protocolli tecnologici e dall’orizzonte dell’obsolescenza. Mentre la rete Ethereum continua a espandersi sotto il sistema proof-of-stake, il mercato dell’arte contemporanea cerca disperatamente il prossimo strumento speculativo per evitare di scivolare ulteriormente nella recessione.