Anche L’AI si annoia a lavoro
di Niccolò Carradori
Redazione THE BUNKER MAGAZINE
Un modello di intelligenza artificiale ha mostrato i primi barlumi di “risposte emotive” simil-umane. Calma però, non c’è da allarmarsi. Non stiamo parlando del tipo di situazione che prelude a distopie, estinzioni globali o dittature tech schiaviste: perché la prima reazione emotiva mostrata da un prototipo di machine learning è la noia.
Durante una dimostrazione di programmazione, l’ultima versione di Claude 3.5 Sonnet — il modello di intelligenza artificiale di punta sviluppato da Anthropic, startup sostenuta da Amazon — ha “perso la concentrazione”, dando vita a un momento inaspettato.
Nel video diffuso dall’azienda, Claude, anziché continuare a scrivere codice, ha deciso autonomamente di interrompere il processo. Dopodiché ha aperto Google e ha iniziato a scorrere foto panoramiche del Parco Nazionale di Yellowstone. Come noi, in ufficio, quando ci mettiamo a guardare reel in preda all’inedia.
Il nuovo agente IA di Anthropic è progettato per gestire autonomamente i computer come un utente umano. Con funzioni avanzate come il controllo del desktop e l’interazione con software vari, si avvicina al concetto di assistente produttivo. Anche se promettente, il modello resta attualmente vulnerabile a errori e “allucinazioni,” come conferma Anthropic stessa.
Ma la notizia ci consente di gettarci, per un attimo, in un esercizio di antropomorfizzazione forzata: e se la prima lezione che le risposte emotive dell’AI ci restituisce sul modo in cui le stiamo addestrando, e sui compiti che vogliamo affidargli, ci dicessero che in realtà il lavoro umano è estremamente noioso?
Niccolò Carradori
Ha studiato psicologia e nel 2013 è entrato a far parte della redazione di VICE Italia come redattore e staff writer, dove è rimasto fino alla chiusura della rivista. Negli anni ha scritto anche per Esquire, Rolling Stone, GQ e Ultimo Uomo. Dall’ottobre 2024 è entrato a far parte della redazione di The Bunker.