QUANTUM LEAP
Storia dei Robot: da Leonardo a Optimus
di Rebecca Pedrazzi
Quantum Leap è una nuova rubrica dove passato e futuro si incontrano in un viaggio tra arte, tecnologia e innovazione. Da ELIZA a ChatGPT, da Duchamp a Klingemann, da Klee a Nake; esploreremo insieme come le innovazioni di ieri stanno plasmando il domani. Un dialogo tra creatività umana e strumenti digitali, dalla realtà virtuale ai paesaggi sintetici, che ridefinisce i confini del possibile. Un appuntamento per chi vuole comprendere il futuro attraverso i processi che lo costruiscono.
Quando è stato creato il primo robot?
L’idea di costruire macchine capaci di imitare le azioni umane ha radici antiche e si sviluppa attraverso epoche diverse, dalle intuizioni greche agli sviluppi moderni della robotica. Aristotele, nel IV secolo a.C., immaginava strumenti autonomi, anticipando la concezione moderna di automa. Nel I secolo d.C., Erone di Alessandria progettò dispositivi meccanici in grado di compiere azioni come versare liquidi, utilizzando ingegnosi sistemi di pressione e contrappesi.
Nel Rinascimento, Leonardo da Vinci segnò una svolta: oltre alle sue celebri invenzioni, progettò un leone meccanico del 1515, ideato per celebrare l’alleanza tra Francesco I e Papa Leone X. Questo automa semovente, che apriva il petto per mostrare gigli, dimostrava l’ingegno di Leonardo nell’unire arte, meccanica e simbolismo politico.
Nei secoli successivi, la tradizione degli automi fiorì in Asia ed Europa. In Giappone, le Karakuri del XVII secolo erano bambole meccaniche che danzavano o servivano il tè. Nel Settecento, Jacques de Vaucanson costruì automi moderni, come il suonatore di flauto e l’anatra meccanica, capaci di simulare azioni complesse. Tuttavia, la parola “robot” venne coniata solo nel 1921, con il dramma R.U.R. di Karel Čapek.
Optimus e la robotica moderna
Oggi, il termine “robot” si declina in nuove tecnologie che integrano intelligenza artificiale verso nuove e continue migliorie. Optimus, il robot umanoide di Tesla presentato da Elon Musk, incarna questa evoluzione. Progettato per trasformare l’automazione nelle fabbriche e supportare il lavoro domestico, Optimus non è solo una macchina meccanica, ma un sistema capace di adattarsi e apprendere, grazie a un’IA derivata dalle auto Tesla.
Sorprendono i successi della robotica nella scienza e nella medicina. Il sistema robotico chirurgico Da Vinci consente interventi di estrema precisione, mentre esploratori come Perseverance ampliano i confini della conoscenza su Marte. Il cammino dai primi automi a Optimus Gen 2 incarna il sogno umano di superare i propri limiti, unito alla consapevolezza che la robotica può diventare un prezioso alleato. Riusciremo a mantenere saldo il rispetto dei confini etici?
Rebecca Pedrazzi
Rebecca Pedrazzi è una storica e critica d’arte specializzata in AI Art, curatrice e giornalista. Nata a Milano, si laurea in Storia e Critica dell’Arte all’Università degli Studi di Milano con la tesi “Il Mercato dell’Arte Contemporanea” ed inizia a lavorare come Art-Advisor in una società di gestione di opere d’arte, sviluppando anche un’approfondita conoscenza degli Old-Masters. Nel 2017 fonda la rivista d’arte e cultura online NotiziArte.com, e nel 2018 diventa giornalista pubblicista. Da allora ha scritto oltre 3.500 articoli su eventi d’arte e cultura nazionali e internazionali, oggi con un focus mirato sui temi più attuali delle ultime tecnologie applicate al mondo dell’arte. Nel 2021 ha pubblicato il libro “Futuri possibili. Scenari d’Arte e Intelligenza Artificiale” – Editore Jaca Book. Attualmente tiene docenze per corsi e master su IA e il mondo dell’Arte ed è attiva, lato educational, con pubblicazioni, conferenze e webinar dedicati. Ha collaborato con diverse realtà quali VAR Digital Art per il VDA Award, e con CINECA per il progetto GRIN S+T+ARTS Residencies. É membro della Gallery Climate Coalition (GCC) e collabora con il Dipartimento Neuromarketing e Metaverso AINEM e al progetto europeo PERCEIVE. Ha co-curato la mostra “L’opera d’arte nell’epoca dell’Intelligenza Artificiale” – Parma, Palazzo Pigorini, la prima collettiva dedicata all’AI Art Italiana. Nel 2024 ha lavorato nel team dell’Osservatorio sull’Intelligenza Artificiale dell’Istituto Europeo di Design (IED) dove attualmente insegna “Fenomenologia delle arti Contemporanee”.