LA RIVOLUZIONE ALGORITMICA
Sora: promessa per i creativi o esclusiva per pochi?
di Francesco D'Isa
Uno sguardo critico e filosofico sull’intelligenza artificiale e la sua influenza su società, cultura e arte. La rivoluzione algoritmica si propone di esplorare il ruolo dell’AI come strumento o co-creatore, interrogando i suoi limiti e potenzialità nella trasformazione dei processi conoscitivi ed espressivi.
È da poco disponibile al pubblico americano Sora, il software text-to-video di OpenAI che permette di creare video complessi grazie all’uso di semplici comandi testuali – sebbene la semplicità, come sempre con le AI, sia per lo più illusoria.
Sora si rivolge principalmente a professionisti e aziende, a causa delle tariffe molto alte (200$ mensili), ma ciononostante permette di abbattere drasticamente i costi, considerate le elevate spese delle produzioni tradizionali.
Il software non è privo di limitazioni. I guardrail implementati per evitare usi impropri – come violenza, nudo, deepfake o violazioni di copyright – rischiano di frenare l’espressione creativa, più che prevenire reali abusi. Questi controlli riflettono le ansie legate alle nuove tecnologie, spesso accompagnate da un “media panic”, come descritto dalla sociologa Kirsten Drotner. Il fenomeno, ricorrente con ogni innovazione, si concentra in genere sugli effetti deteriori dei nuovi strumenti per i giovani – guarda caso le persone che in genere li usano prima e meglio.
Le implicazioni di Sora toccano anche temi come l’impatto ambientale e il mercato del lavoro. È un software molto energivoro, inadatto all’uso di massa, sebbene in ambiti professionali potrebbe addirittura ridurre l’impronta ecologica rispetto alle produzioni tradizionali. Sul piano lavorativo Sora potrebbe trasformare il settore audiovisivo, nel bene e nel male, riducendo la domanda di alcune competenze tradizionali e aprendo nuove opportunità per piccoli creatori e studi indipendenti.
Un dibattito recente si è acceso con il leak del programma, in cui alcuni artisti che lo sperimentavano hanno pubblicato un manifesto contro OpenAI, per i limiti imposti alla libertà creativa, la mancanza di compensi adeguati e la chiusura del software. Molti tester non hanno aderito alla protesta, ritenendo le condizioni offerte da OpenAI vantaggiose. Gli artisti coinvolti avevano accesso gratuito e anticipato al software, senza obblighi di promuovere l’azienda o fornire feedback sui bug e con la libertà di usare i video prodotti, qualora non violassero la proprietà intellettuale di terzi.
Chi sostiene l’open source evidenzia da tempo – e giustamente – la necessità di modelli liberi e modificabili, ma purtroppo tali soluzioni richiedono hardware avanzato e competenze tecniche non alla portata di tutti. Per molte persone rinunciare a strumenti come Sora significherebbe perdere l’opportunità di creare contenuti visivi complessi con risorse relativamente limitate.
L’accessibilità e la trasparenza delle tecnologie AI è una questione vitale e di difficile navigazione. È necessario evitare che la proprietà e l’uso di questi strumenti diventino appannaggio di un’élite economica o tecnica. Per farlo dobbiamo incentivare lo sviluppo di soluzioni pubbliche accessibili, ma in loro assenza non possiamo neanche imporre un tabù alle applicazioni commerciali, che ad oggi, nonostante i costi, sono purtroppo le più accessibili.
Francesco D’Isa
Francesco D’Isa, di formazione filosofo e artista digitale, ha esposto internazionalmente in gallerie e centri d’arte contemporanea. Dopo l’esordio con la graphic novel I. (Nottetempo, 2011), ha pubblicato saggi e romanzi per Hoepli, effequ, Tunué e Newton Compton. Il suo ultimo romanzo è La Stanza di Therese (Tunué, 2017), mentre per Edizioni Tlon è uscito il suo saggio filosofico L’assurda evidenza (2022). Le sue ultime pubblicazionio sono la graphic novel Sunyata per Eris edizioni (2023) e il saggio La rivoluzione algoritmica delle immagini per Sossella editore (2024). Direttore editoriale della rivista culturale L’Indiscreto, scrive e disegna per varie riviste, italiane ed estere. È docente di Filosofia presso l’istituto Lorenzo de’ Medici (Firenze) e di Illustrazione e Tecniche plastiche contemporanee presso LABA (Brescia).