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LA RIVOLUZIONE ALGORITMICA

Dobbiamo davvero avere paura dei deepfake?

di Francesco D'Isa

Uno sguardo critico e filosofico sull’intelligenza artificiale e la sua influenza su società, cultura e arte. La rivoluzione algoritmica si propone di esplorare il ruolo dell’AI come strumento o co-creatore, interrogando i suoi limiti e potenzialità nella trasformazione dei processi conoscitivi ed espressivi.

Nonostante i grandi allarmi, le elezioni americane del 2024 non sono state significativamente influenzate dai deepfake, un fatto che ci invita a riflettere: dobbiamo davvero averne paura, o forse la manipolazione del consenso passa attraverso altri canali? 

La credibilità delle immagini non dipende dalla loro verosimiglianza, ma dal contesto e dall’autorità che le sostiene. Dall’uso propagandistico nel regime stalinista ai deepfake, la narrazione è sempre stata più potente della tecnologia; le AI generative rappresentano la fase più recente di una lunga storia di manipolazione visiva, ma non sono niente affatto una rivoluzione.

Un esempio significativo è la crisi climatica. Nonostante immagini satellitari, video e dati scientifici inequivocabili, molti negano il problema. Questo non dipende dalla mancanza di prove visive, ma da narrazioni costruite ad arte da gruppi di potere economico e media compiacenti. Anche senza Photoshop o AI, le immagini hanno sempre avuto un valore condizionato dalla scelta di cosa mostrare e cosa nascondere: decidere cosa fotografare e come farlo, in fondo, è già la prima falsificazione.

Joan Fontcuberta, artista e teorico della fotografia, sostiene che la fotografia appartiene più all’ambito della finzione che a quello della realtà. Egli afferma che “il buon fotografo è quello che mente bene la verità”, evidenziando come la manipolazione delle immagini sia intrinseca al mezzo fotografico.

Dai fotoritocchi ottocenteschi alle foto della Guerra del Golfo, è chiaro che non è la tecnologia a determinare la veridicità di un’immagine, ma la narrazione che l’accompagna. Se vediamo un video di un UFO su una pagina internet sconosciuta, tendiamo a dubitarne; ma se lo stesso video appare al telegiornale o su un quotidiano autorevole, gli diamo più credito, dimostrando che la fonte pesa più del contenuto. Non dobbiamo temere tanto la falsificazione dei documenti dunque, quanto il potere delle persone che diffondono la disinformazione.

Francesco D’Isa

Francesco D’Isa, di formazione filosofo e artista digitale, ha esposto internazionalmente in gallerie e centri d’arte contemporanea. Dopo l’esordio con la graphic novel I. (Nottetempo, 2011), ha pubblicato saggi e romanzi per Hoepli, effequ, Tunué e Newton Compton. Il suo ultimo romanzo è La Stanza di Therese (Tunué, 2017), mentre per Edizioni Tlon è uscito il suo saggio filosofico L’assurda evidenza (2022). Le sue ultime pubblicazionio sono la graphic novel Sunyata per Eris edizioni (2023) e il saggio La rivoluzione algoritmica delle immagini per Sossella editore (2024). Direttore editoriale della rivista culturale L’Indiscreto, scrive e disegna per varie riviste, italiane ed estere. È docente di Filosofia presso l’istituto Lorenzo de’ Medici (Firenze) e di Illustrazione e Tecniche plastiche contemporanee presso LABA (Brescia)​.

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