QUANTUM LEAP
Chat GPT-4 vs Eliza
di Rebecca Pedrazzi
Quantum Leap è una nuova rubrica dove passato e futuro si incontrano in un viaggio tra arte, tecnologia e innovazione. Da ELIZA a ChatGPT, da Duchamp a Klingemann, da Klee a Nake; esploreremo insieme come le innovazioni di ieri stanno plasmando il domani. Un dialogo tra creatività umana e strumenti digitali, dalla realtà virtuale ai paesaggi sintetici, che ridefinisce i confini del possibile. Un appuntamento per chi vuole comprendere il futuro attraverso i processi che lo costruiscono.
ChatGPT (Chat Generative Pre-trained Transformer) è un chatbot avanzato sviluppato da OpenAI che genera risposte basandosi su grandi dataset e modelli di linguaggio su larga scala (LLM). L’ultima versione, GPT-4, è in grado di creare testi, generare immagini, scrivere codice e supportare chatbot personalizzati. La prossima versione, ChatGPT-5 (Orion), promette un upgrade senza precedenti: fino a 100 volte più potente del suo predecessore.
GPT-3 utilizzava 175 miliardi di parametri per “apprendere”, mentre alcune fonti ipotizzano che GPT-4 possa arrivare a gestire fino a 100 trilioni di parametri.
Quando è stato creato il primo chatbot?
Il primo chatbot risale al 1966, quando Joseph Weizenbaum creò Eliza al MIT. Questo software era progettato per simulare una conversazione con un umano, ispirandosi alla figura di uno psicoterapeuta rogersiano. Eliza rispondeva in modo riflessivo a frasi e domande, mostrando una sorprendente capacità di sostenere dialoghi, nonostante la semplicità rispetto ai modelli odierni. Questo progetto pionieristico dimostrò il potenziale delle macchine nel dialogo con l’uomo.
Weizenbaum l’eretico dell’informatica
Weizenbaum comprese la portata del dialogo con la macchina e rimase negativamente sorpreso da come l’uomo entrasse in empatia con essa. Scrisse nel 1976 il libro “Computer power and human reason” in cui riflette sui limiti di questi strumenti e che conclude dicendo “c’è proprio una differenza cruciale tra l’uomo e la macchina: l’uomo per diventare completo deve essere sempre un esploratore sia della sua realtà interiore che di quella esteriore.”
Da semplici simulazioni a sofisticate interazioni basate su IA, i LLM offrono oggi l’opportunità di una collaborazione uomo-macchina ridefinendo il dialogo e l’innovazione.
Parole chiave: Consapevolezza e sperimentazione.
Curiosità
Il nome Eliza si ispira a Eliza Doolittle, la fioraia della commedia Pigmalione di George Bernard Shaw.
Prova a chattare con Eliza
Rebecca Pedrazzi
Rebecca Pedrazzi è una storica e critica d’arte specializzata in AI Art, curatrice e giornalista. Nata a Milano, si laurea in Storia e Critica dell’Arte all’Università degli Studi di Milano con la tesi “Il Mercato dell’Arte Contemporanea” ed inizia a lavorare come Art-Advisor in una società di gestione di opere d’arte, sviluppando anche un’approfondita conoscenza degli Old-Masters. Nel 2017 fonda la rivista d’arte e cultura online NotiziArte.com, e nel 2018 diventa giornalista pubblicista. Da allora ha scritto oltre 3.500 articoli su eventi d’arte e cultura nazionali e internazionali, oggi con un focus mirato sui temi più attuali delle ultime tecnologie applicate al mondo dell’arte. Nel 2021 ha pubblicato il libro “Futuri possibili. Scenari d’Arte e Intelligenza Artificiale” – Editore Jaca Book. Attualmente tiene docenze per corsi e master su IA e il mondo dell’Arte ed è attiva, lato educational, con pubblicazioni, conferenze e webinar dedicati. Ha collaborato con diverse realtà quali VAR Digital Art per il VDA Award, e con CINECA per il progetto GRIN S+T+ARTS Residencies. É membro della Gallery Climate Coalition (GCC) e collabora con il Dipartimento Neuromarketing e Metaverso AINEM e al progetto europeo PERCEIVE. Ha co-curato la mostra “L’opera d’arte nell’epoca dell’Intelligenza Artificiale” – Parma, Palazzo Pigorini, la prima collettiva dedicata all’AI Art Italiana. Nel 2024 ha lavorato nel team dell’Osservatorio sull’Intelligenza Artificiale dell’Istituto Europeo di Design (IED) dove attualmente insegna “Fenomenologia delle arti Contemporanee”.